Psicologia dell’abbigliamento

Non possiamo negarlo, per noi gli abiti hanno assunto una certa importanza! Non sono importanti per tutti noi allo stesso modo ma è dagli abiti che ci facciamo una prima impressione degli altri perché ci dicono subito qualcosa sulla persona che incontriamo (per esempio sul suo sesso, sulla sua professione, nazionalità, status sociale).

Come scegliamo i nostri abiti? Come determiniamo cosa indossare?

Per capirlo dobbiamo tenere presente che ci sono due aspetti importanti che dobbiamo considerare.

PRIMO ASPETTO:
Gli abiti soddisfano 3 scopi fondamentali: abbellimento, pudore e protezione.
Lo scopo di ogni ornamento è quello di rendere il corpo più bello in modo da attrarre lo sguardo  degli altri e rafforzare l’autostima. Il pudore tende, al contrario, a farci nascondere eventuali pregi del corpo e cerca di non attirare l’attenzione degli altri su di noi.
Il conflitto fra queste due motivazioni essenziali di ornamento e pudore è secondo L.C. Flugel il fatto fondamentale della psicologia del vestire. Il nostro atteggiamento sul vestire è  ambivalente perché noi cerchiamo di soddisfare due tendenze contraddittorie. L’abito rappresenta il compromesso per risolvere il conflitto fra la nostra spinta esibizionista (che ci spinge a mettere in mostra le nostre attrattive) e il pudore (che ci induce a nasconderci agli occhi degli altri e a noi stessi).
Una volta raggiunto il compromesso tra le motivazioni di ornamento e pudore esso può essere rafforzato dalla terza motivazione: la protezione (intesa come protezione del corpo dalla sensazione poco gradevole di freddo).

SECONDO ASPETTO:
Oltre a questo conflitto presente in tutti noi, secondo alcuni studi, sarebbe possibile classificare gli individui in vari “tipi” a seconda del loro atteggiamento verso l’abbigliamento. Tali tipologie servono solo per mettere un po’ di ordine e occorre tenere presente che vi sono una infinità di stadi intermedi fra di esse. 

IL RIBELLE
Le persone di questo tipo traggono poca soddisfazione dagli abiti, è come se non si fossero mai rassegnati del tutto all’idea di indossarli. Gli abiti li costringono e li imprigionano. Per loro essere liberi significa indossare abiti leggerissimi che non diano alcun impaccio o non indossarli affatto. L’attrazione suscitata dai vestiti è sempre inferiore a quella suscitata dalla nudità.

IL RASSEGNATO
Si presenta simile al ribelle (non ha soddisfazione dai vestiti) se non per il fatto che le consuetudini e le convenzioni hanno molto peso per lui, così il desiderio di liberarsi dai vestiti gli appare inattuabile. Possono lamentarsi ma non fanno nulla per cambiare la situazione.

IL NON EMOTIVO
La mancanza di interesse verso i vestiti è ancora più forte. In lui gli elementi emotivi di scelta dell’abbigliamento sono ridotti al minimo. I vestiti sono scelti e indossati senza ansie, problemi o fastidi ma anche senza piacere. Il vestiario è per lui un problema meccanico. Non danno molto peso alla apparenza, alla comodità o alla funzione igienica del vestire, spesso si vestono nel modo più rapido ed efficiente possibile per potersi dedicare a cose per loro più interessanti.

IL PURITANO
In lui trionfa il senso del pudore sugli impulsi esibizionisti. Sono all’opposto dei ribelli: l’esposizione del corpo nudo li imbarazza e suscita disapprovazione. L’abbigliamento è semplice e sobrio.

L’AUSTERO
Hanno caratteristiche comuni con i puritani ma per i puritani i vestiti sono una reazione alle tendenze esibizionistiche mente per gli austeri sono una reazione contro ogni forma di leggerezza e di auto-indulgenza. Per loro i capi di abbigliamento sono diventati i segnali esterni e visibili di un principio morale molto sviluppato. Distinguono molto fra abiti indossati sul lavoro e quelli per il tempo libero.

IL PROTETTO
Sceglie in base al suo bisogno di abiti caldi per proteggersi dal freddo. La funzione decorativa ha un ruolo meno importante rispetto al bisogno di protezione.

IL SOSTENUTO
Si sentono piacevolmente rassicurati e sostenuti dai loro vestiti, specialmente se sono rigidi e stretti. Il loro piacere deriva dal sentirsi sostenuti da questo genere di abiti (come possono essere cinture, guaine, scarponi ecc….).

IL SUBLIMATO
Traggono molto piacere dai vestiti e dalla loro esposizione. In genere sono piuttosto narcisisti e   hanno gusto estetico. Possono arrivare ad avere una tendenza esagerata all’esibizione dei capi di abbigliamento. Un esempio può essere “il dandy”. Usano molto tempo ed energie per la scelta di cosa indossare.

IL SODDISFATTO DI SÈ
Mostra auto compiacimento nell’indossare i suoi vestiti. Ritiene che quelli che indossa lui siano “i migliori” anche se non dedica troppe energie alla scelta dei vestiti (come fa il tipo sublimato).

In definitiva ognuno di noi scegli l’abbigliamento in base a come “risolve” il conflitto fra le pulsioni contraddittorie di esibizionismo-pudore-protezione facendo, in qualche misura, prevalere una o l’altra di queste spinte. In più hanno un peso in questa scelta anche le caratteristiche di personalità, la condizione socio-economica e lavorativa.

Dott.ssa Patrizia Simoni

Fonte:
“Psicologia dell’abbigliamento” di John Carl Elugel – Franco Angeli Editore