Se è vero che è stato approfondito il tema delle emozioni vissute dall’uomo affetto da problemi sessuali (in particolar modo da problemi di erezione ed eiaculazione precoce) è altrettanto vero che poca attenzione è stata data, al contrario, a ciò che vive la partner quando si trova ad affrontare un problema sessuale del suo uomo.
Vi sono infatti dubbi, timori ed emozioni che le partner ci riportano nella quasi totalità dei casi che riceviamo in studio.
Alcune domande che le donne sono portate a farsi quando i problemi sessuali maschili si manifestano dopo un periodo in cui la sessualità è stata soddisfacente sono:
- mi starà tradendo con un’altra?
- non lo attraggo più come un tempo?
Talvolta queste domande sono rivolte in modo esplicito all’uomo, altre volte sono taciute.
Nei casi in cui sono rivolte in modo esplicito spesso l’uomo tenta di rassicurare la sua partner rispetto al fatto che la problematica non sia legata a tradimenti o mancanza di desiderio ma spesso questa rassicurazione non sortisce l’effetto sperato. Questo anche perché l’uomo con deficit erettivo si trova in uno stato di grande confusione e ansia personale ed è il primo a non capire le ragioni di quel problema “che prima non esisteva”. Tutto questo fa si che di certezze ne abbia poche, di chiarezza pochissima…per cui fa molta fatica a rassicurare in modo convincente non avendo a sua volta risposte precise su quanto gli accade!!
Disfunzione erettile e calo dei rapporti sessuali
Il disagio viene poi potenziato dal fatto che lo sviluppo di problemi sessuali si lega spesso ad evitamenti dei rapporti intimi. Quindi una coppia che era abituata ad una certa frequenza dei rapporti li vede diradarsi talvolta in modo molto significativo. Questa diminuzione diventa una variabile di maggiore inquietudine per la donna che vede apparentemente confermate le sue paure.
Ma perché questo succede?
Accade perché i “fallimenti” (uso questa parola perché spesso è cosi che sono vissuti) nei rapporti sessuali sono una fonte di enorme ansia per l’uomo, oggi molto più che in passato, in quanto gli uomini oggi sono molto più preoccupati della soddisfazione sessuale delle loro partner. Se vivono la sensazione di non essere adeguati o prestanti tendono ad andare fortemente in ansia. L’ansia crea il fenomeno degli “evitamenti” ovvero porta la persona che la vive ad evitare di confrontarsi con la situazione che le genera ansia. Pertanto se l’uomo va in ansia nel corso di un rapporto sessuale soffrirà a tal punto da iniziare a viverlo come un disagio e non più come un piacere (tendendo quindi ad evitarlo). In tutta questa situazione, come si può notare, non centrano nulla l’attrazione, il desiderio, l’amore per la partner o la compromissione degli stessi.
Per correttezza occorre specificare due cose:
-
che una diminuzione dell’attrazione, del desiderio o dell’amore per la partner può anch’essa creare delle difficoltà sessuali ma in questo caso non si configurano come unico sintomo di “difficoltà relazionale” fra i due. La compromissione del rapporto, nel caso sia di fatto logorato, tenderà a toccare più aree non solo quella sessuale;
-
che ci sono casi in cui non vi è una diminuzione dei rapporti sessuali ma addirittura un aumento degli stessi in quanto l’uomo cerca continue conferme alla sua mascolinità (ma questo accade più raramente rispetto all’evitamento spiegato sopra).
Se la donna o la coppia si sente attanagliata da paure legate al problema sessuale del partner la cosa migliore da fare è parlarne e, nel caso in cui la sofferenza tenda a non sparire o addirittura ad aumentare, così come la difficoltà a comunicare liberamente sulla cosa, è bene parlarne con uno specialista nel campo della sessuologia. Questo può aiutare ad evitare comportamenti disfunzionali che possono aggravare il sintomo sessuale del partner (come il colpevolizzarlo, farlo sentire poco prestante, arrabbiarsi con lui perché non riesce ad avere un rapporto come un tempo).
Arrabbiarsi o sentirsi meno attraenti sono vissuti molto frequenti e che scattano in modo piuttosto automatico. Parlarne con uno specialista consente di acquisire strumenti per aiutare il partner a liberarsi e a superare il problema piuttosto che a peggiorarlo.
Disfunzioni erettili e farmaci: come reagire
E se inizia a prendere dei farmaci?
Anche in questo caso capita che la donna viva questa situazione come fonte di inadeguatezza per se stessa, come una colpa, come una vergogna.
Possiamo chiarire che spesso, quando l’uomo decide di cominciare un percorso di psicoterapia sessuale riesce ad abbandonare i farmaci in un periodo piuttosto breve di tempo (ovviamente questo nei casi in cui il problema non sia legato a fattori fisici, fisiologici o anatomici bensì a fattori mentali ed emotivi). Inizialmente possono servire per accelerare il processo di ripresa della stima di sè, del senso di sicurezza personale necessario per avere piacevoli e soddisfacenti rapporti sessuali. La partner deve cercare di vivere il farmaco come uno strumento, fra i tanti, che può aiutare a recuperare un’esperienza di sessualità serena sapendo che attraverso la psicoterapia sessuale si può ottenere, in molti casi, lo stesso risultato facendo a meno della farmacoterapia.
La psicoterapia sessuale aiuta infatti l’uomo e la coppia a ritrovare la capacità di godersi un rapporto sessuale uscendo dal tunnel dei pensieri, dubbi e paure sulla propria erezione.
Disfunzione erettile nei primi rapporti
Nei casi in cui invece il problema del deficit erettile con il partner si manifesti nei primi rapporti occorre sottolineare come sia molto difficilmente legato ad una carenza di desiderio o attrazione in quanto gli uomini tendono maggiormente a sviluppare sintomatiche sessuali quando “ci tengono a fare bella figura” e quindi con le partner a cui tengono di più. Paradossalmente hanno meno problemi con le partner a cui sono meno interessati o con cui non vogliono costruire una relazione. In più, in genere, i primi rapporti sono quelli più difficoltosi…stabilizzandosi la relazione le cose tendono ad andare meglio.
Quindi alla domanda “non gli piaccio/attraggo abbastanza?” la risposta è davvero NO, non è quello il punto… anzi è proprio il contrario!
Dott.ssa Patrizia Simoni
Psicologa, Psicoterapeuta, Sessuologa